mercoledì 19 giugno 2013

Precario è il mondo


Oggi mi frullava per la testa la canzone di Daniele Silvestri….. In particolare l’ossessivo ripetersi della frase “mi sono rotto, io mi sono rotto”.

Quello che potrebbe apparire un banale sfogo - chi di noi non ha mai sentito il desiderio di fuggire altrove - si fa sempre più incalzante, ormai da alcuni anni, e mi pone davanti alla mia mancanza di coraggio.
Apparentemente non c’è niente che mi leghi a questo posto, a questa città, a questa vita, se non la responsabilità di una madre sola e non più giovane, eppure ci giro intorno ma resto sempre qui.

Ora confesserò il paradosso, io non me ne vado perché non ho un lavoro precario!

Ogni tanto lo cambio, per soffocamento, ma rimango li, ci giro intorno, e per quanto gli uffici siano diversi resto sempre e comunque un dipendente pubblico. Ho barattato i desideri per la sicurezza e da questa prigione, che ho scelto, non ho il coraggio di evadere.
Le scelte hanno spesso motivazioni razionali, che ai più appaiono impeccabili, tanto che vista da fuori sono anche invidiata: una donna realizzata, un buon lavoro, una casa, possibilità di soddisfare ogni tanto qualche sfizio …..
E allora come spiegare che mi sento soffocare senza apparire un’ingrata? Come raccontare a quelle migliaia di giovani, e non più tali, disoccupati che io sopra quel lavoro vorrei sputarci sopra?

E infatti non lo faccio, e continuo a svegliarmi ogni mattina, facendo ogni sforzo possibile per resistere al vortice dell’omologazione che cerca di sopraffarmi per indurmi finalmente alla rassegnazione.

martedì 18 giugno 2013

Decompressione


Mare, blu intenso
40 metri sotto,
ti attira verso il basso
sempre più in fondo
l'abisso ti seduce
insinuante
e tu, sotto quel peso,
che vorresti provare a volare.

domenica 16 giugno 2013

Risvegli


A volte la vita ti sorprende
e dopo un interminabile silenzio
sale alla labbra un vagito
flebile, timido, insicuro
un monosillabo
non ha un senso compiuto
ha perso memoria di sé
eppure è ancora vivo
sotto la coltre di polvere
in cui è stato costretto
da un implacabile censore.