sabato 19 maggio 2012

Bastardi senza gloria.

La notizia mi ha sconvolto. Un attentato ad una scuola, una ragazza di 16 anni morta, una in pericolo di vita e altri feriti. 
Hanno attaccato una scuola, che guada caso si chiama "Morvillo - Falcone", alla vigilia della ricorrenza dei 20 anni dalla strage di Capaci. Ovvio che immediatamente si pensi alla matrice mafiosa, tutto torna, ci sono gli indizi che appaiono gravi, precisi e concordanti (come si dice in gergo tecnico). Del resto i mafiosi non sono più quelli di una volta, hanno dimenticato il loro codice d'onore, e quindi perché non crederli capaci di infierire contro degli adolescenti, nello specifico anche donne?
Però, mi chiedo, "cui prodest"? Qual'è il segnale che la mafia avrebbe voluto dare con questo gesto scellerato? Che esiste ancora e che è più forte di prima? Perché, qualcuno forse ne ha mai dubitato?
Sono mesi che parlo, quando ne ho l'occasione, del pericolo concreto di gravi sommovimenti dovuti alla crisi non solo economica ma soprattutto morale del nostro paese. Ma io non sono una politologa né una sociologa, mi limito a guardarmi intorno e a farmi domande. E voglio farmene anche in questa occasione, senza preconcetti, cercando di mantenermi lucida e senza condizionamenti.
Ma chiunque sia stato, chiunque abbia deciso di sferrare un attacco così vigliacco, deve fare i conti con la propria coscienza, perché anche il più infimo degli uomini, in quanto tale, non può non conservarne un barlume.
Mi auguro solo che questa non sarà una delle tante stragi che nel nostro povero paese, per un motivo o per l'altro, restano impunite.

venerdì 27 gennaio 2012

Albatross (pensando a Baudelaire)


Le mie ali da gigante mi hanno impedito di camminare. Ma saranno quelle stesse ali, ora, in modo forse un po' impacciato, a darmi la forza necessaria per intraprendere, finalmente, il volo.
Ora che mi sento come chi sta smaltendo i postumi di una lunga malattia, confusa, smarrita e priva di energia. Ma nello stesso tempo esaltata dal sapermi fuori pericolo.
Ora che resto stordita dal non avere tutele e smarrita dall'immensità di quello che significa. Spaventata sicuramente, ma non più paralizzata.
Ora che ho rinunciato alle zavorre rassicuranti e che non ho più scuse per rimandare. 
Ora che non ho più nessuno a cui delegare la mia felicità e da colpevolizzare per l'inadeguatezza. 
Ora che è tutta responsabilità mia.

mercoledì 18 gennaio 2012

Relazioni tossiche


Esistono relazioni malate che subdolamente intossicano l'anima e ti cambiano la personalità. Relazioni capaci di svuotarti dei sogni e delle speranze per scaraventarti nel buio più profondo. Sono come le sanguisughe, ti succhiano la linfa vitale per lasciarti inerte e preda dei più angosciosi incubi. La paura del tempo che ti scorre inarrestabile tra i capelli che imbiancano, tra le rughe che ti solcano il sorriso che si spegne ogni mattina che non vorresti svegliati, tra quelle pieghe sull'addome che segnano le giornate perse seduta alla scrivania di un lavoro che non avresti voluto se avessi potuto scegliere. 
Sono relazioni inutili, che non ti fanno neanche più sperare e che non ti danno niente, se non la rabbia di sentirti in gabbia per non sapere come uscirne.
Sono quelle relazioni consolidate per inerzia nell'illusione di avere un compagno per alleviare la solitudine e che invece ti hanno fatto terra bruciata intorno, senza che te ne rendessi conto. Ti hanno chiesto l'esclusiva ed in cambio non hanno concesso nulla.
Sono relazioni che si nutrono della tua debolezza, convinte che non potrai fare altro che chinare la testa e restare impalata ad accettare ancora perché non hai alternative.
Sono relazioni dalle quali un ultimo sussurro di dignità ti implora di fuggire.



lunedì 2 gennaio 2012

futuro in balia delle onde


Ultimamente, l'unico posto dove riuscivo a ritrovare un po' di pace era in alto mare. Come potevo, cercavo di prendere il largo su una barca a vela. Finalmente riuscivo a trovare la serenità, a dormire e a sognare. Finalmente la mia illusione infantile si realizzava: il vento che mi attraversava i capelli riusciva a portarsi via tutti i miei pensieri e a lasciarmi innocente.
Poi, un paio di mesi fa, ero al timone di un piccolo sloop di 31 piedi quando, improvvisamente, il vento leggero si è tramutato in burrasca, raffiche a 37 nodi, mare di colpo ostile, barca ingovernabile. Ho tenuto il timone, ho retto la barca, ma la mia gamba sinistra tremava in modo incontrollabile durante tutte le manovre. Sono riuscita a riportare la barca in porto illesa, ma l'episodio, invece di rafforzarmi ha tremendamente minato la mia sicurezza.
Me ne sono tragicamente accorta in questo fine settimana. Avevo deciso di trascorrere il capodanno in barca, mi sembrava il giusto omaggio all'unico luogo in cui credevo di essere serena.
Tutto bene all'andata, vento leggero e mare amico. Al ritorno, invece, le condizioni non erano più così favorevoli: si è alzato il mare e il vento. Non tanto da dover preoccupare, ma quanto è bastato perchè al timone, sentendo la barca sbandare, ho avuto paura. Attacco di panico, sudore freddo, voglia di spiattellarmi sul fondo per non guardare in alto. Non potevo più governare. Ho lasciato il timone all'unico altro passeggero e sono andata al piede dell'albero per prendere una mano di terzaroli (ossia ridurre la vela). E' assurdo: paura di essere al timone, e quindi di governare la barca, ma non di fare manovre molto più pericolose come quella descritta o di manovrare le vele. 
E' necessario che io rifletta su questo paradosso. Non ho paura di essere su un guscio di noce in balia delle onde e del vento se conduce qualcun altro mentre sono terrorizzata di essere al timone. 
Non credo sia psicologia spicciola se collego questa paura al terrore paralizzante che mi impedisce di riprendermi in mano la vita,  che mi costringe a posticipare le scelte necessarie e che mi fa rimpiangere le cose non fatte.