venerdì 30 aprile 2010

1 maggio a Portella della Ginestra

Ogni civiltà ha il suo quarto stato.
Cambiano i vestiti, la luce, lo sfondo, ma la sostanza è sempre la stessa. Con la differenza che oggi, chi dovrebbe marciare, ha perso la consapevolezza dei propri diritti. Rimane a casa a guardare la televisione, o conta sull'apertura blasfema dei negozi per andare a fare shopping.
In questo 1 maggio la mia marcia ideale è con i contadini di Portella della Ginestra. A volte fare un salto nel passato è illuminante.

11 commenti:

  1. Mi unisco a te in questo festeggiamento, il lavoro, la festa del lavoro. Commenterò se vorrai anche seriamente..

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  2. A tua discrezione il tenore del commento, Gians, perchè anche quando appari ironico e leggero, tra le righe si può leggere molto ma molto di più.
    E comunque sono contenta che la marcia la iniziamo in due....
    Un bacio

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  3. il lavoro dei nostri ragazzi mi preoccupa non poco, oggi (ma non solo oggi) dovremmo pensarci e cercare soluzioni. Lasciamo loro le cose del paese molto peggio di quanto i nostri padri (che hanno visto la guerra e patito la fame) le abbiano lasciate a noi.

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  4. Non solo può esser illuminante ma credo sia semplicemente DOVEROSO!?!
    Buon I° maggio a te e tutti i lettori.

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  5. Ok, ho festeggiato appunto la festa del lavoro, non lavorando. Credo questo sia un controsenso assoluto, il lavoro andrebbe festeggiato diversamente, magari lavorando e cedendo il proprio compenso a chi lavoro non ne ha. Scusa il gioco di parole, ma io la vedo in questo modo.

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  6. Arci, a me preoccupa il lavoro dei giovani, ma ancor di più quello dei 40/50enni che l'hanno perso e che ben difficilmente riusciranno a trovarne un altro.

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  7. Caro Chit, non ci sono più i nonni che raccontano le loro storie. Anche perchè non c'è più nessuno che ha voglia di ascoltarli. E, si sa, quello che si apprende dai libri è sempre piuttosto asettico.

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  8. Hai ragione Gians, di questi tempi il lavoro dovrebbe essere festeggiato lavorando. Ma ciò sarebbe valido solo se lo si facesse con la consapevolezza del gesto, non per un obbligo posto dall'esterno(in particolare dal proprio datore di lavoro)

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  9. In questi casi accetterei anche l'imposizione, chiaramente a patto che la destinazione finale del contributo sia effettivamente utilizzata per la creazione di nuovi posti di lavoro, fossero anche solo due.

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  10. Concordo Gians, quando parlavo di imposizione mi riferivo al possibile ricatto, soprattutto per i precari: o lavori anche oggi o non c'è futuro.
    Se ci fosse la possibilità di scegliere liberamente e senza costrizioni, la tua proposta sarebbe assolutamente condivisibile.

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  11. Buona idea.
    Io non sono animale da piazza: la folla mi provoca attacchi di panico.
    Però marcio metaforicamente, se c'è da marciare.
    Notte, Efestuccia.

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